Gli storici hanno spiegato come, nel backgammon, sia stato rappresentato il ciclo annuale e giornaliero della vita umana:
- i 24 punti rappresentano le 12 ore del giorno e le 12 della notte,
- ma anche i 12 mesi dell’anno,
– le 30 pedine i giorni del mese.
Anche i due dadi possono rappresentare il giorno e la notte, la somma dei punti ai lati opposti di un dado può far riferimento ai giorni della settimana ma probabilmente anche ai pianeti allora conosciuti.
La compresenza di elementi cromatici discordanti (le punte della tavola, le pedine) sembra rappresentare la visione dualistica del mondo nella antica cultura indoeuropea caratterizzabile dal conflitto tra il bene e il male, la vita e la morte.
Il backgammon, nella sua capacità di miscelare componenti di abilità e fortuna, simboleggia perciò una certa visione dell’esistenza umana.
L’esito di una partita non può essere pianificato a priori così come il successo nella vita.
La sorte è importante quanto l’ingegno (infatti molti giocatori esperti concordano con l’idea che il backgammon sia un gioco in cui la fortuna occupi un ruolo parziale; molti di essi infatti sostengono che un giocatore bravo vince più spesso perché sa ottimizzare i lanci più fortunati, minimizzando al contempo i danni di quelli meno favorevoli).